da
Gramsci
le sue idee nel nostro tempo
Editrice l'Unità, Roma 1987
Religione
È tipica di Gramsci l'attenzione alla cultura popolare, al
costume diffuso, al folklore. Al tempo stesso, era grande la sua
attenzione — come è naturale per un politico — alle
istituzioni dello Stato e della società e quindi alla Chiesa
cattolica.
Di fronte al fenomeno religioso Gramsci si colloca secondo la sua
concezione di marxista, secondo una visione immanentistica. La
religione è un fenomeno storico e culturale, profondamente
motivato, ricco di significato, ma non è né può
essere l'espressione di una trascendenza che viene negata. «La
filosofia è la critica e il superamento della religione
e del senso comune e in tal senso coincide con il "buon
senso"», con una visione critica del mondo. (Quaderni del
carcere, a cura di V. Gerratana, Einaudi, p. 1378). La religione
è un tentativo di conciliare «in forma
mitologica» le contraddizioni reali della vita storica
(Quaderni, p. 1488).
Ciò stabilito, a Gramsci interessa molto di più vedere
la vita concreta delle istituzioni e della fede religiosa. Vi
è un distacco — egli osserva — nella vita culturale italiana,
tra gli intellettuali e i «semplici». La nostra cultura
non ha acquistato un carattere nazionale-popolare. Come realizzare,
invece, una effettiva unità tra intellettuali e
semplici? Non può farlo la filosofia idealistica (del Croce e
del Gentile) che propone una concezione del mondo a livello degli
intellettuali ma non del popolo. Non lo ha fatto e non può
farlo nemmeno la Chiesa cattolica, la quale si è preoccupata
di evitare fratture tra la fede religiosa dei «semplici»
e quella degli intellettuali, ma ha sempre operato su due piani,
così da mantenere i «semplici» al loro livello.
Solo il partito della classe operaia può, dirigendo ed
organizzando i lavoratori, promuovere una riforma intellettuale e
morale, che sia tale da saldare gli intellettuali e i semplici nella
formazione di una nuova cultura.
Si comprende allora il distacco di Gramsci dal facile
anticlericalismo dei socialisti del suo tempo. Come lo Stato
liberale aveva saputo trovare un equilibrio nel suo rapporto con la
Chiesa cattolica, così dovrà fare lo Stato socialista.
Significativa è l'attenzione che Gramsci rivolge subito al
Partito popolare. Questo partito, che nasce nel 1919 sotto la
direzione di Don Sturzo, fu da lui salutato come evento di grande
portata storica. Esso segnava l'ingresso delle masse popolari
cattoliche, soprattutto dei contadini, nella vita politica;
rappresentava un allargamento sostanziale della democrazia.
L'attenzione alle forze popolari cattoliche è un tratto
essenziale del modo in cui Gramsci imposta il problema dell'alleanza
della classe operaia con i contadini. La questione contadina si
presenta, in Italia — egli dice — come questione meridionale e come
questione vaticana. Non solo, cioè, come necessità, di
un giusto rapporto con la Chiesa cattolica, ma di un rapporto con le
masse contadine, che vivono sotto l'influenza della Chiesa, che
tenga conto della loro cultura, del modo in cui esse vivono le
proprie rivendicazioni e il proprio rapporto con il movimento
operaio.
Si apre con Gramsci quell'attenzione dei comunisti al rapporto con
il mondo e con le forze popolari cattoliche che segna tutta la
storia del Pci.
Luciano Gruppi
presidente dell'Istituto di studi comunisti «Palmiro
Togliatti»