da
Dominique Grisoni, Robert Maggiori
Guida a Gramsci
BUR, Milano 1975
CESARISMO
«Si può dire che il "cesarismo" esprime una situazione
in cui le forze in lotta si equilibrano in modo catastrofico,
cioè si equilibrano in modo che la continuazione della lotta
non può concludersi che con la distruzione reciproca»
(Mach, EI p. 58, ER p. 83). La cristallizzazione agonica di tali
forze (progressive e regressive) permette l'intervento di una
«terza forza» che assume un ruolo arbitrale
caratterizzato dalla presenza alla propria testa di una
«grande personalità storica "eroica"1 che assoggetta a
sé le altre forze indebolite dalla reciproca lotta e prende
il potere.
Ma se, come dice Gramsci, «il cesarismo... esprime sempre la
soluzione "arbitrale"... non ha sempre lo stesso significato
storico» (Mach, EI p. 58, ER p. 84), né la stessa
finalità. Può essere regressivo quanto progressivo. Si
dirà che il cesarismo è progressivo quando il suo
intervento «aiuta la forza progressiva a trionfare, sia pure
con certi compromessi e temperamenti limitativi della
vittoria» (Mach, EI p. 58, ER p. 84). La sua azione
produrrà profonde trasformazioni nella struttura statale e
per questo Gramsci ritiene che rivesta un carattere
«quantitativo-qualitativo»2. Ci sarà al contrario
cesarismo regressivo quando questo stipula l'alleanza con la forza
regressiva. In questo caso, si tratta di un fenomeno meramente
«quantitativo»3. Ma la duplice finalità del
cesarismo permane anche quando la sua natura si trasforma. Gramsci
constata che «nel mondo moderno, con le sue grandi coalizioni
di carattere economico-sindacale e politico di partito, il
meccanismo del fenomeno cesarista è molto diverso da quello
che fu fino a Napoleone III» (Mach, EI p. 59, ER p. 85). Le
grandi figure «eroiche» non sono più necessarie e
possono essere sostituite da u-na organizzazione o da una
coalizione.
Questa trasformazione della natura del fenomeno induce una parallela
trasformazione del suo meccanismo di installazione: mentre il
cesarismo della «grande personalità storica» per
prendere il potere si fondava sui militari e quindi «su colpi
di Stato ben precisi, azioni militari ecc.» (Mach, EI p. 59,
ER p. 85) il cesarismo complesso dello Stato moderno non ha
più bisogno di ricorrere a azioni militari perché si
fonda su organizzazioni di «polizia in senso largo»4 che
hanno funzioni di «investigazione» e di
«prevenzione». Il cesarismo è dunque per Gramsci
un concetto storico-politico il cui «significato esatto... in
ultima analisi può essere ricostruito dalla storia concreta e
non da uno schema sociologico» (Mach, EI p. 58, ER p. 84). Ma
è anche una formula «polemico-ideologica» e deve
quindi, per restare operativa, evitare errori di metodo, tener conto
di tutti i fenomeni storici connessi, come i diversi rapporti
«che intercorrono fra i gruppi principali (di vario genere,
sociale-economico e tecnico-economico) delle classi fondamentali e
le forze ausiliarie guidate o sottoposte all'influenza
egemonica» (Mach, EI p. 61, ER p. 87). Quindi «lo schema
generico delle forze A e B [progressiva e regressiva] in lotta con
prospettiva catastrofica... per costituire (o ricostituire) un
equilibrio organico da cui nasce (può nascere) il cesarismo
è appunto un'ipotesi generica, uno schema sociologico (di
comodo per l'arte politica)» (Mach, EI p. 59, ER p. 85), che
sarà necessario rendere efficace legandolo più
strettamente alla «realtà storica concreta».
Il cesarismo si inserisce dunque in una dialettica
rivoluzione/restaurazione che, in una epoca storica determinata,
fornisce uno schema di analisi e una metodologia, permettendo di
determinare con precisione il punto di rottura
dell'«equilibrio organico» e la fisionomia del
«nuovo potere».
1 (La nozione gramsciana di cesarismo, con il richiamo alla
«figura storica eroica» rinvia esplicitamente alla
concezione weberiana di capo carismatico. Questo «tipo»
di capo esercita sul suo ambiente (per esempio sul partito)
un'influenza fortissima che sembra legittimarsi in vista della
realizzazione di una «missione divina». Bisogna
però anche che le masse si «riconoscano» in
questo capo, come, nota Gramsci, fu il caso di Mussolini che
è il «capo unico di un grande partito» e anche
«il capo unico di un grande Stato» (Mach, EI p. 96, ER
p. 130
2 Una forza o un movimento sono definiti da Gramsci
«progressivi» quando rappresentano una rottura che
permette il passaggio da un tipo di Stato a un altro. Tale fu il
cesarismo di Cesare e di Napoleone I, che per questo è
quantitativo-qualitativo.
3 Una forza è «regressiva» quando permette una
evoluzione dello Stato secondo una linea ininterrotta. Tale fu il
cesarismo di Napoleone III, un cesarismo meramente
«quantitativo».
4 Con questo termine Gramsci non intende solo gli organismi ordinari
di repressione degli atti criminosi, ma anche i partiti politici, le
organizzazioni economiche ecc.