da
Dominique Grisoni, Robert Maggiori
Guida a Gramsci
BUR, Milano 1975
BUROCRAZIA
Categoria di intellettuali, al diretto servizio dello Stato,
incaricati specialmente di gestirne la funzione coercitiva:
«...la burocrazia, cioè la cristallizzazione del
personale dirigente che esercita il potere coercitivo e che a un
certo punto diventa casta» (Mach, EI p. 87, ER p. 119).
Più che su questa analisi della burocrazia, già
condotta da Marx nella Critica della filosofia hegeliana del diritto
pubblico, Gramsci insisterà sul «burocratismo»,
il centralismo burocratico concepito come forma degenerativa del
centralismo democratico; il centralismo burocratico favorisce la
costituzione del partito in casta e distrugge il legame che lo
unisce alla classe operaia, nella misura in cui essa non vede
più i propri interessi rappresentati dal partito. Ma, nello
stesso tempo, instaura una scissione fra lo «stato
maggiore» del partito e i suoi «soldati»: lo
strato intermedio dei «caporali», cui è affidata
la gestione del movimento democratico fra base e vertice e
viceversa, si fissa come un corpo a sé stante e impedisce al
centralismo di funzionare: «la burocrazia è la forza
consuetudinaria e conservatrice più pericolosa: se essa
finisce col costituire un corpo solidale che sta a sé e si
sente indipendente dalla massa, il partito finisce col diventare
anacronistico e nei momenti di crisi acuta viene svuotato del suo
contenuto sociale e rimane campato in aria» (Mach, EI p. 51,
ER p. 76).
La stessa «mummificazione» del partito si verifica
quando la funzione della direzione al suo interno viene snaturata in
una concezione autoritaria dogmatica e «personale»
legata a una visione carismatica del capo (il
«pontefice»), infallibile portatore della verità:
anche in questo caso il centralismo democratico «si
irrigidisce meccanicamente nella burocrazia» (Mach, EI p. 76,
ER p. 105), nel senso che si rivela la «deficienza di
iniziativa e di responsabilità nel basso» (Mach, EI p.
77, ER p. 106).