Quaderno 5

Nota di lettura

La manipolazione religiosa dei bambini


Ricco, come sempre, di materiale eterogeneo, il Quaderno 5 si caratterizza per l'attenzione che Gramsci dedica alle religioni: Confucianesimo, Taoismo, Buddismo, Shintoismo, l'Islam. Nulla di sorprendente se si tiene conto della tendenza culturalmente onnivora di Gramsci.

Per quanto concerne la Cina, l'interesse, oltre che culturale, è anche politico. Colà, infatti,  si è realizzato nel 1912 un cambiamento epocale: il crollo della dinastia Qing, durata per quasi tre secoli, e il passaggio alla repubblica. Dal 1921 poi è attivo un partito comunista che andrà incontro ad una scissione, ma con Mao porterà il comunismo al potere. All'epoca in cui Gramsci scrive, la situazione politica cinese è piuttosto confusa. È evidente che il suo interesse sta nel capire come il marxismo possa radicarsi e integrarsi in un contesto caratterizzato da un'antica tradizione culturale - quella confuciana - sostanzialmente gerarchica.

Un interesse politico dello stesso genere sottende probabilmente anche le riflessioni di Gramsci sul buddismo, lo shintoismo, l'Islam. Convinto, infatti, che la filosofia marxista sia una visione del mondo autonoma e onnicomprensiva destinata a guidare l'umanità verso un livello di civiltà superiore, egli si pone presumibilmente il problema di capire come essa possa convivere per un certo periodo e poi sormontare visioni del mondo che, nel corso dei secoli, hanno impregnato profondamente la psicologia individuale e collettiva.

L'allargarsi del pensiero gramsciano su frontiere così complesse non lo distoglie dalla sua assidua attenzione nei confronti della Chiesa cattolica e del ruolo che essa svolge all'interno dell'Occidente. Non è forse un caso che nel Quaderno 5 alle correnti interne alla Chiesa (integralisti, gesuiti, modernisti) siano dedicati ben 32 paragrafi.

Gramsci coglie appieno ciò che sta avvenendo alla sua epoca: per combattere i modernisti, le cui critiche minacciano di  sgretolare alcuni principi fondamentali del potere papale ed ecclesiastico, la Chiesa si è spostata troppo a destra. Occorre correggere la rotta, riportarla al centro per assicurare ad essa l'equilibrio tra gli intellettuali e le masse popolari dei credenti, che Gramsci rileva più volte nei Quaderni come il fattore che spiega la lunga sopravvivenza dell'istituzione ecclesiale. L'impresa, però, è sempre più difficile perché il movimento del mondo verso il laicismo, l'agnosticismo e l'ateismo è progressivo.

È vero che la tradizione cattolica è radicata secolarmente nella cultura e nella società soprattutto italiana, ma non è meno vero che qualsivoglia tradizione culturale - in quanto prodotto della storia - può essere sormontata ed estirpata.

La minaccia è seria perché se la Chiesa stigmatizza l'Illuminismo e la fiducia che l'uomo ha raggiunto, in conseguenza di esso, sul poter fare a meno di Dio, in realtà essa fa capo a sviluppi culturali più recenti. Darwin, Marx, Nietzsche e Freud - queste figure gigantesche nell'evoluzione della cultura occidentale - sono tutti e quattro univocamente atei (con un debole dubbio sull'agnosticismo di Darwin). Freud ha addirittura pubblicato, nel 1927, un saggio - L'avvenire di un'illusione - nel quale, riprendendo di sicuro alcune tematiche nietzschiane, anticipa e dà come scontata la fuoriuscita dell'umanità dall'alienazione religiosa.

La Chiesa è costretta a difendersi: lo fa irrigidendosi dottrinariamente sui dogmi, ma calandosi anche nella realtà, vale a dire accettando di essere rappresentata da un partito politico, alimentando l'attività dell'Azione Cattolica, giungendo a patti con il partito fascista, ecc.

Nel suo aprirsi ad una realtà storico-culturale per alcuni aspetti nuova, in quanto contrassegnata, in gran parte in conseguenza del marxismo, dalla messa in gioco radicale di un orizzonte trascendente, e nel suo compromettersi con essa, nel tentativo di mantenere il controllo su una visione del mondo che da secoli si è trasmessa da una generazione all'altra, la Chiesa rivela appieno le sue contraddizioni, la più clamorosa delle quali è il cieco conservatorismo che ne rappresenta l'anima più profonda: un conservatorismo che non si oppone solo, ovviamente, al marxismo ateo, ma anche al liberalesimo.

Delle strategie difensive che la Chiesa adotta per mantenere l'egemonia culturale in rapporto alle visioni del mondo che, esplicitamente o implicitamente, tendono a sormontarla, Gramsci coglie un particolare minuscolo ma di grande significato. Nel § 58 egli annota: "Una delle misure più importanti escogitate dalla Chiesa per rafforzare la sua compagine nei tempi moderni è l’obbligo fatto alle famiglie di far fare la prima comunione ai sette anni. Si capisce l’effetto psicologico che deve fare sui bambini di sette anni l’apparato cerimoniale della prima comunione, sia come avvenimento familiare individuale, sia come avvenimento collettivo: e quale fonte di terrori divenga e quindi di attaccamento alla Chiesa. Si tratta di «compromettere» lo spirito infantile appena incomincia a riflettere."

Perché questo aspetto è particolarmente importante? Perché Gramsci ritiene giustamente che la visione del mondo cattolica, orientata a produrre coscienze che si affidano a Dio e alla Chiesa, e quella marxista, orientata viceversa a produrre coscienze critiche, siano di fatto incompatibili. Il problema è che la dottrina cattolica, nonostante la sua sostanziale complessità, può essere esposta ai bambini sotto forma di racconto catechistico, vale dire sotto forma di una "fiaba" densa di significati simbolici atti a colpire la loro mente (e aggiungerei il loro inconscio), mentre la teoria marxista non si presta ad un uso del genere. Per essere compresa, infatti, richiede un certo livello di sviluppo cognitivo e un'attrezzatura culturale.

Nella prospettiva, alla quale sicuramente Gramsci tiene, di una competizione tra visioni del mondo che non possono coesistere nella stessa mente (se non eventualmente recuperando il significato originariamente comunistico del messaggio cristiano), è evidente che la misura in questione, introdotta da Pio X nel 1908, dà un vantaggio sostanziale alla religione: permette, per l'appunto, ad essa "di «compromettere» lo spirito infantile" quando ancora esso è a mala pena in grado di  riflettere.

In conseguenza di tale compromissione, lo sviluppo di una coscienza critica e laica è oltremodo difficile.

Lo sdegno di Gramsci è del tutto giustificato. Alle origini del Cristianesimo, l'ingresso nella comunità dei credenti attraverso il battesimo è vincolato all'Ecumenato, una pratica di iniziazione che concerne gli adulti. Solo dopo alcuni secoli, sopravviene l'usanza di battezzare i bambini, che entrano a far parte pienamente della comunità dei credenti solo in seguito alla Cresima.

La decisione di Pio X segnala l'intuizione di un processo di secolarizzazione che, all'epoca, per via del liberalesimo laico, del socialismo e dell'anarchia, si è avviato e sembra incoercibile.

Nell'ambito del "mercato" delle coscienze, la cui competitività è rivolta a farle aderire ad una determinata visione del mondo, si tratta di un gioco "sporco". Gramsci lo coglie con grande chiarezza.

Ma perché parlare di un gioco "sporco" se, come accennato in una nota precedente, il bisogno religioso sembra fare parte dell'inconscio umano? La risposta è semplice.

A livello infantile tale bisogno si esprime e si realizza sotto forma di attribuzione agli adulti (ai genitori anzitutto) di qualità onnipotenti, sotto forma, insomma, di divinizzazione di essi. La funzionalità di questa fase di sviluppo (per alcuni aspetti "ipnotica") è chiara: serve, per un verso, a tutelare il bambino dalla percezione della sua estrema vulnerabilità, e, per un altro, a renderlo influenzabile sotto il profilo educativo, a consentire la trasmissione della cultura di generazione in generazione.

La fase naturalmente "religiosa" dello sviluppo infantile tende ad esaurirsi intorno ai 5-6 anni. Senza un indottrinamento catechistico il bisogno religioso tenderebbe, presumibilmente, ad esaurirsi dando spazio ad un'educazione laica e ponendo i presupposti per la formazione di una coscienza critica affrancata dalla trascendenza.

Se si tiene conto che in Italia, l'insegnamento religioso, introdotto nelle scuole nel 1929, in seguito al Concordato, è stato pressoché di continuo incrementato fino ad introdurlo nelle scuole materne, riesce chiaro in quale misura la Chiesa tende a manipolare la mente dei bambini.

Il conflitto per l'egemonia pedagogica, di cui Gramsci ha colto un indizio importante, è insomma tuttora in atto.