Quaderno 26

Nota di lettura

La politica tra ragione e passione

Il § 5 è dedicato ad un singolare problema: qual è la tipologia di personalità di un capo politico "ideale? in quale misura egli deve "essere sopra alle passioni pur provandole?"

La risposta di Gramsci è la seguente:

"Il capo suscita e dirige le passioni, ma egli stesso ne è «immune» o le domina per meglio scatenarle, raffrenarle al momento dato, disciplinarle, ecc.; deve più conoscerle, come elemento obbiettivo di fatto, come forza, che «sentirle» immediatamente, deve conoscerle e comprenderle, sia pure con «grande simpatia»"

In opposizione al Croce e alla sua formula  «politica = passione», Gramsci specifica:

"la caratteristica del capo come tale non è certo la passionalità, ma il calcolo freddo, preciso, obbiettivamente quasi impersonale, delle forze in lotta e dei loro rapporti (tanto più ciò vale se si tratta di politica nella sua forma più decisiva e determinante, la guerra o qualsiasi altra forma di lotta armata)."

Il problema affrontato da Gramsci porta su di un terreno che è stato finora decisivo per il marxismo. È stato scritto più volte che con la sua ansia radicale di giustizia, che implica l'identificazione con i deboli, gli oppressi, gli sfruttati, il marxismo è l'erede moderno del Cristianesimo primitivo, ed è alle sue origini, impregnato dell'umanitarismo radicale intrinseco al socialismo ottocentesco.

Su questa base, la lotta contro le ingiustizie sociali, pur portata avanti con estrema determinazione, non dovrebbe dimenticare che anche coloro che commettono ingiustizie sono esseri umani condizionati dalle vicende storiche.

Quando Marx scrive nel Capitale che il capitalista è esso stesso una pedina dell'ingranaggio raggiunge il massimo del distacco e della comprensione critica. L'ingranaggio va cambiato radicalmente, fermo restando il suo potere intrinseco di assegnare ruoli che costringono a fare o a subire ingiustizie.

Su questo sfondo umanitaristico, che facendo riferimento al distacco analitico e alla comprensione critica dei fatti e degli esseri umani, implica già il passaggio ad un livello di civiltà superiore, però, è evoluto, in Unione Sovietica, privilegiando progressivamente "il calcolo freddo, preciso, obbiettivamente quasi impersonale, delle forze in lotta e dei loro rapporti". Il venire meno della comprensione critica nei confronti di tutti gli esseri umani ha prodotto una mutazione giacobina che ha identificato nei nemici della classe operaia non solo soggetti da espropriare dei loro ingiusti privilegi, bensì individui da eliminare.

La tragedia del comunismo è di aver tradito le sue origini umanitaristiche e di avere impostato, soprattutto nell'Unione Sovietica, la lotta politica su un calcolo a tal punto freddo da comportare la demonizzazione dell'avversario.

È improbabile che, nel descrivere la tipologia del capo politico ideale (comunista), Gramsci avesse in mente Stalin, la cui personalità, però, corrisponde puntualmente alla tipologia in questione. Uomo d'acciaio, dotato di un rigidissimo controllo sulle emozioni, Stalin agisce sempre con una sorprendente freddezza e ponderatezza, che viene meno solo in alcuni momenti in cui è preda di accessi di rabbia incontenibile. Calcolatore nato, riesce sempre a valutare adeguatamente le forze in campo e ad avere la meglio in tutti i conflitti politici che affronta.

Ma Stalin è emotivamente sterilizzato: manda a morte senza battere ciglio anche gli amici o i collaboratori di antica data.

Non solo il capo comunista ma l'uomo comunista deve avere uno spessore umano e culturale tale per cui la lotta contro le ingiustizie diventa un'esigenza sistemica e, pu richiedendo un'analisi lucida della realtà effettuale, non deve mai dimenticare che essa coinvolge esseri umani che possono e talvolta essere sanzionati e messi in condizione di nuo nuocere, ma mai oggettivati e trattati come cose.

Certo, il sistema capitalistico, identificando nell'operaio un mero fattore di produzione, e sfruttandolo, non ha preoccupazioni del genere. Il marxismo, se intende mantenere il riferimento ad un livello di civiltà superiore che esso si prefigge di promuovere, deve necessariamente averle.